30 marzo, 2010

RISVEGLIO

C’è il sole e, sorridendo, sto correndo con la mia vespetta.
Sul ciglio della strada, con la coda dell’occhio, vedo una macchia nera, a quattro zampe, che scodinzola. Lo sento nel cuore ancor prima che capirlo con la mente che sei tu, il mio cagnone adorato.
Freno, con tutte le mie forze. Freno così di scatto che cado, rovinosamente, a terra. E piango. Piango e rido mentre tu mi saltelli attorno, prendendomi a nasate, mentre io cerco di coccolarti e accarezzarti. I tuoi occhioni marroni mi guardano mentre ti sussurro che mi manchi, quanto maledettamente mi manchi.


Quando mi sveglio non ti sto stringendo, e tu non ci sei più.
Alzo la tapparella e guardo fuori. Il cielo è grigio ma io non lo vedo.
Vedo quegli occhioni marroni che ho sognato.

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26 marzo, 2010

SUONI E RICORDI

Piove a dirotto. Smette, e ricomincia.
Io sto bevendo un infuso alla menta piperita e penso.
Cioè, la mia testa pensa da sola… fosse per me io sinceramente eviterei.

Ultimamente i silenzi mi inquietano, così ho messo un braccialettino sonaglioso. Di quelli che vendono solitamente d’estate, in cordoncino con attaccate delle mini campanelline. Ho sorriso mettendolo, ce l’ho da 4 anni. Incredibile come sia sopravissuto al mio frettoloso trasloco estivo. Non trovo documenti importanti, certificati di assicurazioni, perfino le dichiarazioni dei redditi. Mica so dove le ho imbucate… ma questo braccialettino invece è saltato fuori così, dal nulla, una mattina che guardavo la mia scatola delle gioie.
E con esso un ricordo.
Tiziana.
Lei, che rappresentava l’ente pubblico di cui noi eravamo consulenti. Mi sembra un milione di anni fa, ed invece era solo il mio precedente lavoro. Lei che mi parlava come ad una figlia, e mi stimava come la più affermata delle consulenti, anche se non lo ero di certo. Mi piaceva un sacco lavorare con loro. Anche se quel treno che mi portava a Savona partiva sempre infinitamente troppo presto la mattina. Anche se c’erano cosi tanti aspetti delicati tra cui destreggiarsi. Ma le ragazze di quel master in cui insegnavo erano così variopinte e mobili che mi riempivano le ore di allegria. Mi regalavano l’entusiasmo e mi spronavano ad imparare sempre di più, per insegnarlo a loro.

Sì, mi sentivo una persona migliore in quel periodo.

E non c’è braccialetto sonaglioso che riesca a nascondere con dei suoni questo pensiero.

17 marzo, 2010

NON TROVO LE FORZE

Ho aperto gli occhi e ho sentito un tuffo al cuore.
Mi son svegliata già stanca.

Che dite, vitamine?

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16 marzo, 2010

IL GIORNO DELLE PRIME VOLTE

“Ciao Verdina, come va la giornata?”
"Bene direi, a parte che sono appena tornata dalla piscina, devo ancora fare colazione… e sono già le 11!"
"Se ti proponessi colazione con focaccia di Recco?"
"Bollicina, ti direi una sola cosa: a che ora arrivo??"
"Con una giornata così bisogna assolutamente andare a Camogli, passiamo da Recco, agguantiamo la focaccia e si và"

C’era un sole strepitoso sabato. Un cielo limpido e l’aria tiepida.
Ero stata in piscina, avevo nuotato e desiderato ardentemente di sentirmi in pace con il mondo. Quale migliore occasione? La focaccia, in quel mitico negozietto semi nascosto di Recco, al nostro arrivo era praticamente finita, ma un mini aperitivo con mezzo bicchiere di Rorsè e l’ultimo pezzetto di focaccia al formaggio che avevo trovato in negozio siamo comunque riuscite a farlo.

"Se ci danno quel tavolo, con vista mare e passeggiata di Camogli che dici, pranziamo lì?"
"Bè certo, non ci siamo ancora state, possiamo esprimere un desidero…"
"Verdina, ma questo ti sembra una buon criterio per scegliere un locale?"
"Uff come la fai difficile… Tagliata di tonno?"
"E una mezza bottiglia di vino bianco…."

Pranzare in canottiera sabato è stato magico. Togliersi le scarpe in spiaggia e riuscire pure ad addormentarsi, sublime. Non importavano i sassi a cui, uffa, non sono proprio abituata. C’era solo il mare, il profumo nell’aria e il calore del sole. Finalmente.


La mia mente, però, girava vorticosamente.
Persone. Luoghi. Paure. Voglie. Canzoni.
...dal coma riproverò a riemergere, dalle nebbie mie lisergiche...
E poi ho guardato il sole e ho pensato che deve girare quest’energia, DEVE.

"La prima giornata di sole magnifico. Vale un desiderio Bollicina…"
"Te la tua mania…"
"Se vogliamo essere puntigliosi, c’è anche il primo aperitivo nella terrazza di casa tua…"
"…"
"Il primo pranzo da Soho"
"..."

"E la prima dormita in spiaggia della stagione!"

In realtà, c’è stato anche il primo Pinguino della mia vita.
Ovvero un cono gelato (al pistacchio, che a me piace così) intinto nella cioccolata fusa, che si solidifica istantaneamente.

Sì, è stato solo un giorno.
Ma un giorno con un sacco di prime volte.

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12 marzo, 2010

JUST A WEEK

Cara LadyD,
che sei a Londra e non ci sentiamo già da due settimane, anche se ti penso quotidianamente e vorrei tanto camminare con te lungo il Tamigi, di sera, guardando le bancarelle colorate come abbiamo fatto a dicembre. Che mi piacerebbe arrivare in quel locale tipicamente english in cui tu hai mangiato uova di quaglia e io il pudding ridendo e versando qualche lacrime perché a entrambe mancava il NonConvivente, anche se in modo diverso.
Tu, che mi conosci come le tue tasche e forse meglio di quanto mi conosca io, lo sai che non ti chiamo in questi giorni perché sono disarmata davanti al momento della vita che stai attraversando, e non so come aiutarti. Nemmeno un po’.

D’altra parte, come te la potrei raccontare questa settimana?

Potrei dirti che è stata una settimana complicata. Ho impiegato un paio di giorni a riprendermi dall’amarezza e dalle responsabilità che mi sento addosso ogni volta che torno a Salzan City. Perchè quando sono lì mi prende la sindrome di Giovanna d’Arco e mi dico che se, forse, fossi lì sarebbe tutto diverso. Magari i GenitoriVerdini non litigherebbero, magari si sentirebbero un po’ sollevati, magari li potrei aiutare con le nonne. Magari.


Potrei raccontarti che NonnaLea, la nonna di Alby, è scivolata in un sonno senza fine. Così, senza preavviso alcuno. Il suo sorriso placido, talvolta vacuo e assente, talvolta limpido e sereno, non c’è più. Proprio ora che Alby e sua moglie aspettano un bimbo e ci tenevano così tanto a farla diventare bisnonna. E io, inevitabilmente, mi sono chiesta come starò, quando sarà il sorriso di una delle mie nonne a volare lì, dove non potrò vederlo più.

Potrei spiegarti che in ufficio sono inquieta, intrappolata in un ruolo che non mi piace, che limita le mie ambizioni e che mi lascia ogni giorno un po’ meno orgogliosa di me stessa. E che tutto questo è svanito in un attimo. È bastata una mail. Quando ho letto che Lui, con cui ho scherzato sempre tanto al telefono e che mi scriveva mail di lavoro alle ore più impensabili della notte, è in coma per un brutto incidente mi sono ricordata di quanto siamo piccoli e insignificanti. E di quanto banali siano tutte le mie paturnie.

Potrei raccontarti di come mi son sentita quando ho saputo che una coppia di amici si sono lasciati, e in un batter di ciglia ho rivissuto quel pomeriggio in cui in lacrime Millebolle mi ha portato via dalla NonCasa.

Però potrei anche annunciarti felice di essere stata invitata ad un matrimonio che si terrà tra pochi mesi, di cui sono enormemente contenta perché dimostra come le persone che si amano davvero incontrano delle difficoltà, a volte perdono la strada ma si ritrovano e costruiscono progetti per un futuro d’amore.

Potrei raccontarti che lunedì Bollicina mi ha regalato un mazzo di profumatissime mimose, nonostante sia un fiore che lei non ama, perché sa quanto invece io ci tenessi. E di come questo gesto affettuoso mi abbia riempito il cuore di calore, e reso l'inizio settimana colorato.

Potrei confessarti di aver passato un martedì sera meravigliosamente improvvisato. Di essere andata in un locale tipicamente genovese con Bollicina e aver conosciuto MrFrank, sensibile, arguto e franco. Di aver parlato con leggerezza di cose per me tutt’altro che leggere e di essermi vista per un attimo con gli occhi degli altri. E, te lo dico con una punta d’orgoglio, dovrei ricordarmi un po’ più spesso chi sono. Ci siamo pure concesse un dopo aperitivo a teatro, a vedere una performance scritta da Benni e interpretata da una straripante Angela Finocchiaro, durante la quale abbiamo mangiato Mikado e Twix senza ritegno, mentre pensavo che sarebbe stata una serata perfetta anche per te, che non mi lasci mai sola in questi peccati di gola.

Potrei raccontarti di aver pranzato con SfegatatRugbista, di aver particepato al ginenceo venerdiano da Yuan e di essere andata anche in un locale nuovo, dove ho espresso un desiderio ed assaggiato i ravioli al brasato.

Potrei, ma sai che c'è.
Io ora ti chiamo e non ti racconto niente, ma faccio parlare te.
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03 marzo, 2010

RANDOM

Ho messo due anelli verdi (uno dei quali dlindona come un campanellino per gatti ma fortunatamente non irrita Bollicina, che seduta nella scrivania di fronte a me non mi ha ancora mandata a quel paese) e degli orecchini lunghi lunghi, sempre verdi.

Ieri sono stata a rifarmi il colore e, annunciatio annunciatio, ho mantenuto il nero. Ho pure mantenuto la lunghezza perchè ok, care amiche, mi avete convinta: proverò a farmeli crescere come non facevo da tempo (ma se poi sembro Morticia degli Addamas mettetevi una mano sulla coscienza).

Lunedì sera, alla lezione di yoga, giuro sulle persone a me care che non ero ubriaca, ma semplicemente molto stanca. Di quella stanchezza mentale che ti fa accartocciare la lingua, confondere le parole e ridere senza motivo. Cioè, almeno a me capita così quando sono infinitamente stanca... avete presente la "ridariola"?

Ah, tanto per puntualizzare, venerdì lavorerò solo mezza giornata e poi andrò in quello di Salzan City. Spero di vedere Bilo & Bea questa volta, e festeggiare con NonnaIna il suo compleanno.

Ieri, oltre che la testa, ho dimenticato il cellulare e sbagliato strada mentre andavo da Shen, per il trattamento di Shiatsu che mi ha tolto il nodo in gola che avevo da sabato. Ma tu, Shen, ti rendi conto di quanto sei bravo?

Oggi piove, ma non è questa la novità. La novità è che uscita dall'ufficio proverò a cimentarmi in una lezione di danza afro. E non ridete, che vi vedo!
Se domani non mi reggerò in piedi, mi dovrò mettere una fascia elastica sulla schiena e venire a lavorare in taxi, bè saprete già il perchè.

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