22 ottobre, 2010

BOLLICINA B-DAY

“Shhh… Bollicina??” – chiamo sottovoce facendo capolino da dietro al monitor – “Cucu!”- grido quando lei sposta i suoi occhi chiari su di me.


Scoppiamo a ridere. Ok, la bottiglia di Rosè che ci siamo fatte a pranzo aiuta, ma so che non è solo per questo che ridiamo in questa giornata di sole caldo e vento leggero, che guarda caso è il giorno del tuo compleanno.



“Ti prego ti prego ti prego!”- dice tra le risate – “parla poco, altrimenti finisce che il capo ci becca!”.



“Insomma Bollicina, e basta riprendermi” – faccio la finta offesa- “è stata tua l’idea del pic nic per festeggiare. Mica è colpa mia se pic nic fa rima con cin cin! Cioè ecco, per me fa rima e non mi contraddire…"



Cara Bollicina,

so che la giornata del tuo compleanno (e nota quanto sono brava e delicata e sensibile nell’evitare di citare la tua data di nascita…che sei più giovane di me di ben 4 anni!!) non è stata proprio come la desideravi. So che quelle ombre che ogni tanto offuscavano il tuo sguardo e ti facevano scoppiare il mal di testa resteranno per sempre legate a quella giornata.

Però spero tanto che, dopo un po’, ti rimangano anche alcuni buffi ricordi.

Vogliamo parlare del nostro PortiereBaffuto che, grande e grosso, ti accoglie al mattino cantando Happy Birthday e appena inizi a salire le scale mi citofona per avvisarmi del tuo arrivo e darmi così il tempo di accenderti le candeline?.

O del Capo che finge di assaggiare appena la fetta di torta con la candelina che gli hai portato, e appena ce ne andiamo si mangia anche le briciole?.

E, scusa, dove la mettiamo la scena di me e te che, appollaiate sulla Nave Italia sotto un sole che nemmeno a Luglio, brindiamo e mangiamo cosine light come pizza, focaccia di patate e stracchino e dolcetto guardiamo il mozzo che sotto di noi, pulisce la barca? Poi va beh, ci sono anche io che mi convinco che il tipo si chiama Luca e ogni tanto bercio senza ritegno "Lucaaaaaa, ehi tu:Luca!" tanto per vedere se si gira, e ovviamente attiro l'attenzione di tutto il molo ma non la sua... ma che importa, io lo facevo per ridere, che tanto il mozzo avrà avuto si e nò 20 anni...

Io li terrò cari questi ricordi, Bollicina. E anche se il prossimo 20 ottobre non saremo nello stesso ufficio, so che un modo per festeggiare insieme lo troveremo.

Ma quanto ti voglio bene te l’ho mai scritto qui sul mio blogghino, dove scrivo tutte le cose importanti?

Buona, fantastica, meravigliosa vita Bollicina!

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18 ottobre, 2010

PARTENZE

"Allora, sei certa di aver preso tutto?"

"Si PapàVerdino, stai tranquillo"

"Dai ricontrolla un attimo, che quando arrivi a Genova mica puoi tornare indietro subito se qualcosa di importante è rimasto qui... tipo il libretto dell'auto, l'hai preso? eh? l'hai preso?"

"Papy il libretto è qui, vedi? nel cruscotto, al suo posto..."

"Uhm, ok, vedo. E le scarpe? hai le scarpe basse vero??non è che puoi fare 400 km con quei tacchi pazzeschi che t'ho visto l'ultima volta..."

"Papy guarda, ho le ballerine bassissime, vedi?" dico a qual punto alzando una gamba e sventolando le mie scarpette rosse sotto il suo naso.

"Ora voi due vi date una calmata" - dico guardando prima l'uno e poi l'altra seria - "che altrimenti mi mettete in ansia. Non è la prima volta che torno a Genova, in auto, da sola. Che cirimannaggiola vi prende oggi?"


Caro PapàVerdino,
che mi guardi partire con i tuoi occhi chiari e i capelli ormai talmente grigi da farti assomigliare un pò ad un babbo natale, in realtà lo so perchè sei così agitato. So che questo periodo non è facile per te.
Lo so che vedere NonnaLucy, la tua mamma, in quel letto d'ospedale ti strugge, ti occupa la mente e ti crea mille paure di ogni tipo. So che ti senti impotente mentre guardi il suo volto scavarsi sempre di più e la sua mente annebbiarsi inesorabilmente. So che in questi giorni in cui sono stata a casa eri dilaniato dal tuo voler stare con me, a berci tranquillamente un caffè e mangiarci un dolcetto, e il bisogno di star seduto accanto a lei, per farla sentire meno sola e aiutarla.
So tutte queste cose, per questo capisco le tue preoccupazioni per il mio rientro a casa, e per questo anzichè innervosirmi come il mio solito riesco a risponderti con tranquillità.

"Allora, state tranquilli. Vi telefono quando mi fermo a prendere il caffè, d'accordo?"

"Ehm Verdina..."

"Si papà?"

" La tua auto... è l'altra"

Vabbè ok, riesco a risponerti con tranquillità, ma questo non significa che anche la mia di testa in questo periodo sia un Vietnam di pensieri...
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13 ottobre, 2010

CHE TEMPI...

Cara NonnaIna,

ti ho pensato tanto ieri sera mentre guardavo a bocca aperta in televisione le immagini che arrivavano dallo stadio di questa bellissima città in cui vivo.

Ho pensato a te, ai tuoi 85 anni e a quanto dovevi essere impreparata quando a soli 6 anni sei rimasta senza un papà e hai fatto da sorella maggiore ai tuoi 5 fratelli. Ho pensato a quanto hai lavorato facendo la mondina, occupandoti del negozio di alimentari, e arrivando anche ad aiutare il nonno ad aggiustare biciclette. E ho pensato alla tua grande forza che ti fa vivere in quella grande casa tanto vuota da quando NonnoValin non c’è più. E guardando quell’idiota seduto su un parapetto tagliare le reti di protezione, vilmente mascherato con un passamontagna ho pensato a te che sempre più spesso mi guardi con i tuoi occhi azzurri tanto simili ai miei e mi dici in dialetto di stare attenta: “Perché zé tempi bruti questi”. Ho sentito nella testa la tua voce quando mi chiedi:“Perchè go da vivere in ‘sto mondo ‘desso? Mi no ‘o capisso più, ghe zé tanta brutta gente. Non gera cussì na volta, el mondo zé maeà.”

E ti ho capita, anche se ogni volta che mi dici così io nicchio e ti dico che questi discorsi non li voglio sentire.

Però questa mattina mi sono svegliata, cara NonnaIna, e mentre facevo il caffè ho sentito degli applausi in televisione. E ho guardato.

Ho visto una capsula d’acciaio uscire dalla terra riportando alla quotidianità persone che mentre facevano il loro umile lavoro hanno rischiano di morire. Ho sorriso, emozionata,e ti ho pensata di nuovo.

Ho pensato che quando tornerò a casa il prossimo week end voglio abbracciarti forte. E dirti che ci sono ancora tante persone belle in questo mondo. E forse è vero, ai tuoi tempi certe cose erano più facili, la gente era più semplice e tante cose stupide come la follia messa in scena al Luigi Ferraris di ieri sera non succedevano. Ma se fossimo rimasti ai tuoi tempi quei 33 minatori cileni sarebbero inevitabilmente morti e non ci sarebbe stato modo di tirarli fuori dalla miniera in cui erano rimasti intrappolati.

E voglio dirti che è per questa parte di realtà, per questi progressi, per questa gente buona che sono contenta di vivere nei “miei tempi”.

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