02 marzo, 2009

LONDRA, IN FEBBRAIO

Incredibilmente indossava una gonna al ginocchio, come non le vedevo fare dai tempi dell’università, e anche lì le gonne erano lunghe fino alle caviglie, non sbarazzina e svolazzante come questa.

Fumava aspettandomi al binario prima che mi scorgesse passare tra gli stornelli della Liverpool Station e prima che ci stringessimo in un abbraccio che voleva dire casa.

LadyD mi ha portato nella sua nuova casa a Battersea, venerdì, camminando con passo svelto e deciso tra le strade londinesi nelle quali si orienta così bene da non dover guardare la cartina come invece avrei fatto io. Conosce le fermate degli autobus e ha scelto senza esitazione la linea più panoramica e comoda per arrivare a casa. Piccoli ma inequivocabili segni che io guardavo rendendomi conto che lei, ormai, ha con Londra quella dimestichezza di chi ci abita, di chi ci trascorre le giornate annusando l’aria e facendoci la spesa, avendo uno Starbucks preferito dove fare colazione ogni mattina, prima di iniziare il suo lavoro.

La sicurezza di chi ci vive da ormai più di un anno.

Mi son goduta la voce di LadyD raccontarmi del lavoro, della manager stakanovista, delle preoccupazioni per i costi sempre più altri degli affitti, e di StrongAle, la nuova coinquilina colombiana arrivata da poco nell’appartamento su due piani preso in affitto alla fine dello scorso anno. La porta bianca su cui troneggia il numero 4 ti fa accedere alle camere dal palquet marrone scuro e poi su, attraverso una scaletta minuscola ti trovi nella living room con una finestra su un terrazzino da cui vedi i tetti delle case del sud di Londra, e ti sembra di essere in un film.

Giusto il tempo di posare la valigia, e poi ancora fuori, camminando per Battersea Park approfittando di una giornata di sole insaspettatato per vedere la pagoda dorata simbolo buddista e gli imponenti edifici moderni sede dello studio d'architetture Foster&Partners, con il bellissimo gioco di vetri e acciaio che creano un’ambientazione meravigliosa.

Non so quanto abbiamo camminato. Ma so quanto abbiamo parlato ridacchiando come ragazzine tra tazze di tea, un appuntamento in un locale fascinoso con Klaus e ininterrottamente fino al ristorante thai preferito da LadyD, in compagnia anche di StrongAle, dove il Green curry chicken rice l’ho mangiato con soddisfazione, seduta sul grande tavolo quadrato che condividevamo con persone di ogni lingua, cutura e provenienza come si è soliti fare a londra dove sembra la cosa più normale del mondo.

È scivolato così il mio primo giorno a Londra, tra una telefonata fatta a Mukka che a km di distanza era con l’altra parte della mia vita a festeggiare a sorpresa il suo compleanno, e i suoni, i profumi, i caratteri strani e multiformi della città che l'amica di sempre ha scelto come sua nuova casa.

In mezzo, IO.