30 novembre, 2009

ALL'IMPROVVISO, NATALE

Ho suonato alla porta di casa tua, quella sera, stanca e triste dopo una giornata lunga e complicata.

Mi hai accolta con un sorriso e con l’aroma dei tuoi dolci che cuocevano in forno.

Mi hai abbracciata per darmi il benvenuto, e aiutata a togliermi il cappotto.

Ti è bastato guardarmi in faccia un secondo per capire come mi sentivo, mi hai preso la mano e fatta sedere.“Stai tranquilla" – mi hai detto - "ora sei qui. Ci penso io” e mi hai preparato un te profumato e strappato un sorriso.

Quella sera, a casa tua, ho pensato che sì, Natale è così, all’improvviso.


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18 novembre, 2009

RICOMINCIARE

Ho pianto ovunque.

Ho pianto dalla parrucchiera, quando mi hanno detto che no, l’appuntamento non era per quel pomeriggio, ma per quello successivo, e che quindi mi ero confusa. Ho pianto così tanto che Giorgia, che solitamente mi taglia i capelli scrutandomi con i suoi occhini grandi mi ha fatto accomodare comunque dicendomi “tranquilla, il tempo per il taglio e il colore lo troviamo comunque”., anche se poi il taglio non ha potuto farmelo perché singhiozzavo così tanto che temeva di farmi male con le forbici.
Ho pianto nel sedile posteriore di un taxi, in un giorno assolato e afoso, solo perché l’autista, una donna, guardandomi dallo specchietto mi ha chiesto se mi doveva accompagnare a casa. Ho pianto dicendole che non sapevo più dov’era casa mia, che l’unico posto che avrei voluto chiamare casa ero quello in cui c’era l’uomo che amavo, ma che forse non amava più me.
Ho pianto senza vergognarmi in un ristorante cinese, il mio preferito, mentre un’amica mi diceva perplessa che aveva sempre pensato che noi, la Non Famiglia, avremmo superato qualsiasi problema.
Ho pianto, tanto, camminando per le strade di Milano ancora affollate per il funerale di Mike Buongiorno parlando con LadyD, l’amica di sempre. Ho pianto con lei dopo aver comprato un vestito bellissimo che non ho mai messo per timore di ritrovarmi a piangere indossandolo, e pensando che avrei voluto tanto che lui mi vedesse così, magra e dolce in quell’abito che gli sarebbe piaciuto.
Ho pianto a casa di amici, facendomi coccolare dalla nonnina e pranzando con i miei zii.
Ho pianto al telefono, duranti interminabili conversazioni con le amiche che trovavano sempre il modo di farmi sfogare e poi, dolcemente, di farmi smettere.
Ho pianto sulle scale di casa di Millebolle, tanto da non avere il respiro e sentire solo la vertigine e il vuoto quando, ancora con il gesso, mi son seduta lì e non sapevo se e come rialzarmi.
Ho pianto abbracciata ai Genitori Verdini e da sola, in una casa che non era la mia e in cui dormivo abbracciata ad una maglia del Non Convivente, l’unica cosa che mi faceva sentire vicina a lui.
Ho pianto davanti allo splendido regalo che amici affettuosi mi hanno fatto per il mio compleanno, un primo passo per farmi sentire una casa mia.
Ho pianto nella portineria del mio ufficio, davanti ad un portiere che fa sempre il burbero ma che solerte mi ha preso una mano e garantito che tutto sarebbe passato, piano piano, con il tempo. E ho pianto ad un tavolino di un bar in cui non entravo da 8 anni di fronte ad una ragazza a cui ho fatto da capo scout e che è cresciuta al punto da diventare una donna meravigliosa, che ha trovato delle parole splendide per rassicurarmi.
Ho cercato di non piangere dicendo alla Quasi Nipotina che non avrebbe più visto il Non Convivente e il NonCaneCesare, perché nella vita anche le cose più belle hanno una fine. Ho pianto in ufficio, alla notizia della nascita del bimbo tanto desiderato da Belloculo e Marito, che sono tanto amici suoi ma vogliono bene anche a me.
Ho pianto da non poterne più, da sentire le forze venirmi meno e gli occhi bruciare come l’inferno e il respiro mancare, strozzato dai singhiozzi.

Ho desiderato tanto smettere.

Mi sono alzata ogni mattina promettendomi di passare un’intera giornata senza piangere. A volte ci sono riuscita, a volte no.
Mai avrei creduto che quando le lacrime, e pure le scorte, finisco, possono essere sostituite da un modo in gola. Fermo lì. Che non si muove ma ti accompagna.

E a quel punto speri tanto di tornare a piangere, perché anche il pianto è meglio di quel dolore strozzato in gola.

Ho pianto tanto, si.

Ma ora non piango più.


Alzati
Ama per sempre
Spogliati
Ridi di niente
Vivere ci basterà
Alzati
E' un sentimento
Libero
Vero tormento
Vivilo
Guarda il sole brucia per te, per te, per lui

Salvami, G. Nannini - Giorgia, 2009