16 novembre, 2010

IL MIO ULTIMO GIORNO DI LAVORO E' ANDATO COSI'

(ED E' STATA UNA GIORNATA SPECIALE PERCHE'...)

…perché mi son svegliata alle 7 e sono rimasta un’ora a letto, rovistando tra le immagini che avevano popolato la mia notte, il NonCaneCesare che giocava con me in un prato verde, il volto sciupato di un AdoneD’Ebano davanti al quale piangevo sconsolata, e un ArchitettoBelloBello sulle gambe del quale mi sedevo a chiacchierare con una ritrovata felicità. Volevo fosse una giornata speciale in tante piccole cose, e così non ho preso l’autobus, né la vespetta ma mi son messa gli stivali comodi e ho passeggiato sotto la pioggia fin laggiù, al mio ufficio, in una mattina che mi sembrava senza tempo e senza spazio, ascoltando musica dai ritmi caldi e dalla lingua sconosciuta. Mi sono presa il tempo di pensare che camminavo verso il mio ultimo giorno di lavoro, verso l’ultima volta in cui avrei aperto quell’ufficio e verso un’amica che mi aspettava sorridente per colazione, come avevamo fatto tutte le mattine da quando ci conosciamo. Insomma volevo essere preparata, per contrastare la tristezza che inevitabilmente mi avrebbe assalito.

Poi, quando sono arrivata, ho trovato ad aspettarmi il PortiereBaffuto che canticchiava “piangeranno i ragazzi, piangeranno perché Eleonora se ne andrà” e gli ho chiesto, per pietà, di non farmi piangere subito che erano solo le nove del mattino e sarebbe stata una giornata lunga. E ho trovato Bollicina che mi aspettava già, con il bollitore sul fuoco e un vassoio di pastine di un posto nuovo, per rendere speciale questo inizio giornata.

Abbiamo scelto di passare la pausa pranzo in un posto che ci è caro, dall’atmosfera che sa di casa e dove il cameriere che ci conosce per nome e ci accoglie con un abbraccio, strizza l’occhiolino mentre passa il pane e l’olio perché sa quanto ci piace mangiarne un po’, mentre aspettiamo. Non ci siamo fatte mancare nulla: il brindisi con il rosso che ci piace tanto, la fettina ti torta cosparsa di cioccolato caldo nel tavolino proprio lì, vicino al bancone, e la coppetta di noccioloso (il gusto dei gusti?!) condivisa in una gelateria vuota, guardando fuori il cielo grigio del 15 di novembre.

Buffo lavorare senza un momento di sosta tutto il pomeriggio, e ogni tanto stupirsi perché non te lo aspetti nel tuo ultimo giorno di lavoro, di avere ancora così tanto da fare e da sistemare. Ma poi è stato bello andare a comprare la focaccia da Angelo, stappare un rosè con il capo e il PortiereBaffuto e brindare tutti insieme, sentendosi dire “tanto un ufficio così bello e un capo così bello non ce l’avrà lì, dove va ora” e avendo il coraggio di dire “mi mancherete tanto”. È stato un momento speciale anche scoppiare a piangere con Bollicina, rivelando la maturità di una treenne che fa i capricci e che chiede continue rassicurazioni.

E’ stata una giornata speciale che è finita così, inserendo l’allarme e chiudendo la porta.

Poi mi sono girata e allontanata da un ufficio che, in questi 3 anni, ho considerato un po’ “casa”.

Sì, il mio ultimo giorno di lavoro è andato così.

Quello che ancora non so è come andrà domani, il primo giorno del mio nuovo lavoro.

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