C'è che oggi sono inquieta.
E anche se te lo scrivo, caro blogghino, so bene che non ci puoi fare nulla.
Ma se non lo dico, o non lo scrivo, esplodo.
Odio questa inquietudine. Odio questo nodo alla gola che mi fa mancare il fiato. Odio sentirmi così. L'unica "cosa " che non odio è quella che dovrei odiare per farmi sentire così.
Ho voglia di urlare ma forse ancor più di nascondermi.
Ho voglia di fare ma anche di dormire tutto il giorno.
Ho voglia di non pensare e di amazzarmi di lavoro.
Ho voglia di cambiare io, ma se fossi onesta ammetterei che vorei solo cambiare lui.
Avrei voglia di annientare fisicamente delle persone, di sbattere delle porte e di aprire delle teste.
E ho appena iniziato, lo so bene.
Ma cazzo.
23 settembre, 2009
16 settembre, 2009
A CAPO
Sono tornata a vivere nello stesso palazzo in cui vivevo prima di trasferirmi dal NonConvivente, ma al piano sotto dell'appartamentino che aveva visto nascere la nostra storia d'amore.
Ritrovo gli stessi negozi, la stessa gente nel palazzo e una zona che mi è sempre piaciuta molto ma che non riesco più a guardare con gli stessi occhi.
Perchè prima di arrivare a casa faccio quella curva.
E alzo immancabilmente gli occhi.
Lì, c'è la casa che con il NonConvivente avevamo visto e che io inizialmente nn volevo nemmeno sapere come fosse fatta. Perchè avevo accettato dopo molte fatiche il fatto che mi bastava lui, indipendentemente da dove vivevamo.
Così tornare a casa non è semplice quando mi prende quella fitta allo stomaco e comincio a chiedermi dove sia il NonConvivente in quel momento, cosa stia facendo e con chi sia.
Ma cerco di ricordarmi che conosco la risposta, almeno una su tre. So con chi è.
L'ha scelto lui.
Ha scelto di non affrontare i problemi con me, di non guardarmi negli occhi e dirmi "cerchiamo una soluzione". Ha scelto di fare un cammino da solo e di arrivare alle sue conclusioni. Ha scelto che io non valevo la fatica di impegnarsi per una rapporto maturo, a due, in cui ci si confronta, si discute, si trova dei compromessi.
Eppure io ci credevo e ci ho provato con tutte le mie forze.
Ritrovo gli stessi negozi, la stessa gente nel palazzo e una zona che mi è sempre piaciuta molto ma che non riesco più a guardare con gli stessi occhi.
Perchè prima di arrivare a casa faccio quella curva.
E alzo immancabilmente gli occhi.
Lì, c'è la casa che con il NonConvivente avevamo visto e che io inizialmente nn volevo nemmeno sapere come fosse fatta. Perchè avevo accettato dopo molte fatiche il fatto che mi bastava lui, indipendentemente da dove vivevamo.
Così tornare a casa non è semplice quando mi prende quella fitta allo stomaco e comincio a chiedermi dove sia il NonConvivente in quel momento, cosa stia facendo e con chi sia.
Ma cerco di ricordarmi che conosco la risposta, almeno una su tre. So con chi è.
L'ha scelto lui.
Ha scelto di non affrontare i problemi con me, di non guardarmi negli occhi e dirmi "cerchiamo una soluzione". Ha scelto di fare un cammino da solo e di arrivare alle sue conclusioni. Ha scelto che io non valevo la fatica di impegnarsi per una rapporto maturo, a due, in cui ci si confronta, si discute, si trova dei compromessi.
Eppure io ci credevo e ci ho provato con tutte le mie forze.
07 settembre, 2009
PUNTO
Lunedì 20 luglio non mi sono rotta solo la caviglia.
è iniziato un processo senza ritorno.
Perchè quando sei con una caviglia rotta, a casa, pensi. E pensi. E pensi.
E decidi che le cose vanno affrontate a viso aperto, non semplicemente con amore, con fiducia e con pazienza come hai fatto fin'ora.
Così ho affrontato il NonConvivente e chiesto spiegazioni. Chiesto spiegazioni su telefonate infinite con un'altra donna. Chiesto spiegazioni sul suo nervosismo. Chiesto spiegazioni sul suo mettermi da parte.
E ho provato a chiedere scusa.
Ho chiesto scusa delle poche risate dell'ultimo periodo. Ho chiesto scusa sull'aver avuto paura a fare un figlio. Ho chiesto scusa se ho avuto un periodo d'ombra e mi sono lamentata spesso.
Pensavo che amare fosse acettare anche i limiti dell'altra persona. Starle comunque accanto, certi che anche i periodi più neri passano.
Ma il NonConvivente non la pensa così.
Dice che ha perso l'entusiasmo.
E la NonFamiglia ora, è semplicemnte NON.
Io vivo in una casa trovata di corsa, in cui ho trasferito le mie cose assieme all'aiuto dei miei genitori che da Venezia sono venuti qui per starmi accanto.
Il NonConvivente ha cancellato la mia presenza da casa, come se non ci avessi vissuto due anni e mezzo. E ora è anche libero di sperimentare un nuovo entusiasmo con chi in questi mesi l'ha sicuramente fatto ridere più di quanto abbia fatto io.
Io però credevo che 4 anni e mezzo insieme valessero un'altra opportunità.
Il NonCane Cesare mi manca in tutti i momenti, e a volte giro per casa sperando di vederlo comparire all'improvviso.
Io sopravvivo.
Ma non mollo.
Perchè io so che quello che ho fatto in questa storia, è amare, tanto.
E non si sbaglia mai amando.
è iniziato un processo senza ritorno.
Perchè quando sei con una caviglia rotta, a casa, pensi. E pensi. E pensi.
E decidi che le cose vanno affrontate a viso aperto, non semplicemente con amore, con fiducia e con pazienza come hai fatto fin'ora.
Così ho affrontato il NonConvivente e chiesto spiegazioni. Chiesto spiegazioni su telefonate infinite con un'altra donna. Chiesto spiegazioni sul suo nervosismo. Chiesto spiegazioni sul suo mettermi da parte.
E ho provato a chiedere scusa.
Ho chiesto scusa delle poche risate dell'ultimo periodo. Ho chiesto scusa sull'aver avuto paura a fare un figlio. Ho chiesto scusa se ho avuto un periodo d'ombra e mi sono lamentata spesso.
Pensavo che amare fosse acettare anche i limiti dell'altra persona. Starle comunque accanto, certi che anche i periodi più neri passano.
Ma il NonConvivente non la pensa così.
Dice che ha perso l'entusiasmo.
E la NonFamiglia ora, è semplicemnte NON.
Io vivo in una casa trovata di corsa, in cui ho trasferito le mie cose assieme all'aiuto dei miei genitori che da Venezia sono venuti qui per starmi accanto.
Il NonConvivente ha cancellato la mia presenza da casa, come se non ci avessi vissuto due anni e mezzo. E ora è anche libero di sperimentare un nuovo entusiasmo con chi in questi mesi l'ha sicuramente fatto ridere più di quanto abbia fatto io.
Io però credevo che 4 anni e mezzo insieme valessero un'altra opportunità.
Il NonCane Cesare mi manca in tutti i momenti, e a volte giro per casa sperando di vederlo comparire all'improvviso.
Io sopravvivo.
Ma non mollo.
Perchè io so che quello che ho fatto in questa storia, è amare, tanto.
E non si sbaglia mai amando.
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